INCONTRI!

Ho pensato e ripensato all'Africa, ma finora non ho mai messo su carta le mie emozioni perché a tante non so dare un nome e comunque so che nessuna parola potrebbe esprimerne l'intensità e la potenza. Avevo programmato un viaggio quasi doveroso: alla mia elezione a Presidente Generale dell'Associazione dei laici verniani avevo promesso di andare a conoscere i gruppi verniani sparsi nel mondo, e così, dopo i gruppi italiani, ho pensato all'Africa, il posto col maggior numero di gruppi.

Ero già stata in Africa, ma da turista. Sapevo che è una terra che può risvegliare sensazioni antiche e profonde, forse perchè è stata la culla del genere umano, che riporta a qualcosa di ancestrale, difficile da decodificare, qualcosa che sappiamo appartenere a tutti e che ci riporta tutti a uno stesso piano, nel cerchio della vita. Rispetto delle regole della natura, senza forzature. Emozioni, desideri ed esigenze primitive, pure, semplici, inviolate, non mediate dalle sovrastrutture costruite per fare da barriera e difendersi, che permettono di sentire col cuore e di comunicare dal cuore, anche in assenza di parole.

Ho intrapreso questo mio viaggio in Kenya e Tanzania, insieme a mio marito e mio figlio. A metà agosto siamo partiti, atterrando all'aeroporto di Nairobi, dove c'era ad aspettarci “Sister Leo". Non avevamo ancora visto, per il buio, dove eravamo capitati e non sapevamo ancora che splendida esperienza ci stava aspettando. Con la luce del giorno, abbiamo capito di essere in un posto assolutamente nelle nostre corde! Quello che era iniziato come una semplice visita, si è trasformato in un'esperienza profondamente toccante grazie agli incontri con i vari gruppi verniani. Mi risulta difficile condensare l'esperienza che ho vissuto grazie a questo viaggio, perché vorrei scrivere di ogni singolo momento, senza tralasciare niente, in quanto ogni cosa ed ogni persona è stata emozionante ed unica a modo suo, ed è impressa nel mio cuore. Ricordo ogni istante, ogni sensazione, ogni emozione...e, se potessi, rivivrei proprio tutto allo stesso modo.  Ogni luogo mi ha accolto con una bellezza travolgente e persone calorose, pronte a condividere le loro storie. Ho avuto l'occasione di esplorare la dimensione umanitaria del continente, andando oltre le facciate da cartolina, per scoprire la realtà quotidiana di chi vive in quei luoghi. Il dovere degli uomini per non abbrutirsi al pari delle belve feroci è la solidarietà: un imperativo categorico in tutti i cuori, in modo da poter comprendere le necessità degli altri, partecipare alla loro sofferenza, con slancio e partecipazione emotiva. Questo è ciò che ho provato toccando il suolo africano, camminando su quella terra rossa, entrando in contatto con le persone. Gioia, meraviglia, serenità, malinconia, pace. E quando si provano queste sensazioni, non si può dimenticare. Una terra ricca di bellezze naturali, cultura vibrante e, purtroppo, sfide sociali significative. Africa è speranza, Africa è fiducia, Africa è calore e gratitudine. Le immagini che mi scorrono in testa sono infinite, ma la prima sono i sorrisi. Sorrisi di bimbi, di anziani saggi, sorrisi di donne inarrestabili e invincibili; e poi le mani: mani che mi stringono, mi toccano, mi sostengono, mi abbracciano!

Non posso non cominciare da Kadem, primo gruppo che ho incontrato: siamo arrivati in una stradina non asfaltata, sembrava non esserci nulla, poi all'improvviso un intero villaggio mi è venuto incontro, con i loro djembe e il loro suono assordante, canti, zaghroutah delle donne a rappresentare l'immensa gioia come nei loro riti più importanti, e fiori, tanti fiori che lanciavano ai miei piedi, che ricoprivano i miei capelli e la macchina che mi seguiva che era diventata di un bel rosso vermiglio per i tanti petali! Ero frastornata, stupita, emozionata, e non so perché mi sono venute in mente le parole che mi aveva detto suor Jennifer al telefono, mentre organizzavamo il viaggio:" Vieni in Africa, ci sono tanti figli che ti aspettano! Karibu Annamaria Karibu" Vivevo il senso di quelle parole! L'intero gruppo vestito di rosa con un bel foulard bianco con su impresso il volto di Madre Antonia! Non era solo un abito, la sensazione era che Madre Antonia fosse veramente dentro i loro cuori.

E poi il gruppo di Gamasara che è venuto ad accoglierci alla dogana per esprimere la grande riconoscenza per il mio essere andata a casa loro, con il clacson delle loro auto che non smetteva mai di suonare, come si faceva tanti anni fa qui da noi al passaggio di un corteo nuziale, e il suo presidente che ha preso le ferie per accompagnarmi per mano, felice e orgoglioso, durante le visite ai gruppi tanzani. O a Namanga dove l'intera comunità scolastica si è esibita in canti e danze in mio onore, e che, dopo il nostro incontro, mi ha accompagnata su un camion a visitare un villaggio masai, cantando canti scritti per Madre Antonia. A Kongwa, dove il parroco ci ha invitati a pranzo a casa sua con tutto il gruppo! La visita all'orfanotrofio di Macalder, con i loro piccolissimi bambini, per farmi vedere come si vive il vero carisma verniano. A Rakwaro, con un ospedale tirato su dal nulla, che accoglie tantissime persone che in alternativa non avrebbero modo di curarsi! A Kawe, dove i verniani hanno fatto un viaggio di oltre due ore pur di venire al nostro incontro e dove ho trovato una comunità di suore instancabili nel centro ortopedico che mi hanno fatto visitare in modo dettagliato per spiegare come vengono utilizzati bene i soldi inviati attraverso i progetti di carità a cui abbiamo partecipato. A Nairobi, dove abbiamo condiviso una serata in allegria con suore, laici e sacerdoti giovanissimi in partenza per l'Italia. A Eldoret, dove ho incontrato un minuscolo gruppo di verniani così profondamente legati a Madre Antonia. A Veyula e Myugi dove, quando ho regalato loro una piccola immagine di Madre Antonia, l’hanno accolta nelle loro mani, chiudendole come si fa per pregare, tanto era importante quel dono!  Tante Celebrazioni Eucaristiche, tutte all'alba, quando la luce del mattino era diversa da qualsiasi altra che avessi conosciuto: dorata, come se l'aria stessa fosse pregna della promessa di qualcosa di eterno. Gli odori della terra e della polvere si mescolavano in una fragranza primordiale che parlava al cuore con una lingua antica. Ogni alba sembrava una celebrazione del creato, un momento in cui il cielo e la terra si incontravano in una comunione silenziosa. E in quel silenzio, mi sentivo parte di qualcosa di più grande, più vasto e misterioso di quanto potessi comprendere. Era l'Africa a parlarmi, e io ascoltavo e partecipavo ai riti religiosi così vivaci, con canti, balli, con offertori infiniti, ed una fede profonda, e dove alla fine, dall'ambone, parlavo ai presenti dell'Associazione dei laici verniani, ramo della famiglia della congregazione a loro così tanto vicina.

I gruppi africani si sono raccontati, hanno voluto condividere ogni parte della loro vita, abbiamo fatto festa insieme, mi hanno insegnato la generosità (ho visto spesso bambini dividersi il cibo!), a dare importanza a cose che noi diamo per scontate, come un sorriso, un abbraccio, un grazie. Mi hanno fatto capire cosa vuol dire realmente far parte di una grande famiglia e sentirsi fratelli l'uno con l'altro. Flaubert diceva:" Il cuore è una ricchezza che non si vende e non si compra, ma si regala" I verniani del Kenya e della Tanzania hanno voluto regalarmi il loro cuore! Ho ricordato una fiaba africana sulle antilopi che dice: " Nella Savana, il successo nasce dalla collaborazione e dal supporto reciproco. Quando uniamo le nostre forze e condividiamo la nostra visione, possiamo superare qualsiasi sfida e ottenere una crescita straordinaria." 

Se dovessi dire cosa mi ha colpito di più, direi la bellezza e la purezza della vita e delle persone! Ho conosciuto uomini e donne che sembrano portare in sé la dignità antica della terra stessa, ciascuno portava con sé una fierezza unica e una calma. C'era nei loro movimenti e nei loro gesti una grazia che non appartiene alla nostra civiltà: una sorta di armonia con il ritmo stesso della vita. Parlare con loro era come entrare in contatto con un'antica saggezza, mai scritta ma tramandata attraverso lo sguardo e il silenzio. Ero affascinata dalla loro forza! Le persone che ho incontrato mi hanno insegnato l'amore per la vita in tutta la sua complessità. La vita che è disagio, rabbia, ingiustizia, dolore, ma anche gioia, spontaneità, riconoscenza, gratitudine, bellezza! Perché loro, riuscendo ad essere grati per ciò che hanno, anche quando hanno poco, ad essere capaci di meravigliarsi e sorprendersi delle piccole cose, di condividere, credere, ascoltare, mi hanno dimostrato che la ricchezza più grande è saper AMARE! Saper vivere significa essere grati per tutto, essere uniti, credere! Emozioni, desideri ed esigenze primitive, pure, semplici, inviolate. E non è facile, e non è scontato. Questo è quello che ho provato toccando il suolo africano, entrando in contatto con le persone, vedendo i loro villaggi. E quando si provano queste sensazioni, non si può dimenticare, c'è la nostalgia di quel mondo incontaminato!  Ho fatto e visto cose che non avrei mai pensato di fare e vedere, eppure mi sono sentita sempre a casa e non ho mai desiderato di essere altrove se non lì.

Sono andata per "dare" e ho ricevuto l'inimmaginabile. I verniani d'Africa mi hanno regalato occhi e mente nuovi per guardare il mondo e per questo gli sarò sempre riconoscente, così come sono riconoscente alle suore, tantissime sorridenti, operose ed accoglienti suore che ho incontrato, che mi hanno permesso di vivere quest'esperienza insieme a tutti coloro che ho conosciuto, perché non avrei potuto desiderarne di migliori.

Il mio mal d’Africa non è la struggente nostalgia di questa terra, della bellezza di un  mondo incontaminato, ma la nostalgia di quella parte più vera ed essenziale di noi stessi che lì viene risvegliata. Come un ritorno a casa!

Anna Maria De Rosa