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Domenica, 30 Agosto 2020 13:39

Donna della Settimana: Febe, la diaconessa

«Vi raccomando Febe, nostra sorella, diaconessa della Chiesa di Cencre: ricevetela nel Signore, come si conviene ai credenti, e assistetela in qualunque cosa abbia bisogno; anch'essa infatti ha protetto molti, e anche me stesso»: così Paolo presenta, all’inizio del capitolo 16 della Lettera ai Romani, Febe, di cui la Chiesa celebra la memoria ogni 3 settembre.
Diciamo che, nonostante il suo nome sia inserito nel martirologio romano e scritto sui calendari, di Febe conosciamo proprio poco ed è un peccato, perché questa donna ha davvero molto da raccontarci, nonostante le scarse notizie biografiche che su di lei sono state tramandate. Eppure Paolo, in soli due versetti, tratteggia un ritratto molto vivo e accalorato di Febe, presentandola come sua sorella, a lui apparentata da un legame molto stretto: la parentela della Grazia. Febe, continua Paolo, ha protetto lui e molte altre persone. Ha protetto, cioè si è presa cura: come una madre, come una donna. Di più, Febe è una ministra, una diaconessa, ossia una donna che, all’interno della comunità cristiana cui apparteneva -quella di Corinto- aveva un compito particolare di servizio, svolgeva un ruolo di leadership. Non era una “sacerdotessa” o aspirante tale, no; ma probabilmente viveva -come anche altre donne della Chiesa delle origini- una ministerialità tenera e materna, sull’esempio di quella di Maria, Madre della Chiesa. In questa veste, la tradizione dice, forse Febe è arrivata a Roma come portatrice della Lettera scritta dall’Apostolo a quella comunità: messaggera della Buona Notizia, missionaria che precede Paolo sui passi del Vangelo. Che bello! Che bello pensare che il messaggio più alto scritto da quest’uomo infaticabile, colonna della Chiesa, sia stato affidato ad una donna, affinché lo proteggesse con cura materna, lo porgesse con tenerezza e lo rendesse comprensibile a tutti, come solo le madri sanno fare.
Santa Febe, prega per la Chiesa che è a Roma e nel mondi intero: perché sia sempre più aperta e disponibile ad accogliere il ministero delle donne, tenero e forte, che sa prendersi cura e proteggere, instaurando legami di fraternità.

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29 giugno, solennità degli Apostoli Pietro e Paolo. Entriamo in questa festa guardandola con occhi di donna e richiamando alla memoria una storia probabilmente leggendaria, ma comunque affascinante. La storia di Petronilla, figlia di Pietro. Petronilla, piccola pietra, pietruzza… Questo nome fa venire in mente le piccole tessere di un mosaico. In sé sono insignificanti ma accostate l’una all’altra danno vita ad opere d’arte di inaudita bellezza. Così è anche della Storia della Chiesa che è fatta sì di grandi personaggi, come le colonne che oggi celebriamo, ma anche di piccole tessere colorate che danno un tocco di Dio al dispiegarsi del cammino dell’uomo sulla terra.
Parlare di Petronilla equivale a fare un cammino a ritroso di 2000 anni per entrare in punta di piedi nella casa del pescatore di Bethsaida che ha lasciato le reti per seguire il Maestro. La piccola Petronilla, figlia di Pietro, impara da sua madre a raccogliere la legna per la cucina, a spazzare il cortiletto e la casa, mentre mattino e sera accompagna la mamma al pozzo per attingere l’acqua. Ogni giorno bisogna macinare l’orzo o il grano per preparare il pane; sua madre le mostra come filare la lana e tessere la stoffa. La sua fanciullezza passa imparando gli impegni quotidiani di una donna: il legno, l’acqua, il pane, il cucinare, il filare e tessere.
Il sabato è giorno di festa, il venerdì sera la mamma accende la lampada a olio, papà Pietro canta la benedizione sulla coppa del vino, e la cena si svolge nell’allegria. Al sabato mattino solo Pietro va alla sinagoga, mentre Petronilla e la mamma recitano le preghiere a casa.
Un evento straordinario dà una svolta particolare alla vita di Petronilla: Simone, colui che ascolta, ascoltando la voce di Gesù lascia casa, moglie, figlia, suocera e segue Colui che lo invita per far di lui un pescatore di uomini. Il Nazareno frequenta la casa di Pietro. Petronilla seduta per terra vicino al focolare con le altre donne della casa ascolta le parole, cerca di captarne il senso profondo e prova a capire e ad entrare nel pensiero di questi uomini, in gran parte come suo padre pescatori e si chiede perché: perché hanno seguito lui, proprio Lui, lasciandosi dietro tutto. Impara con loro, un modo di vivere impregnato di piccoli gesti di amore. Impara come relazionarsi con le persone, la natura, le cose per lasciare una traccia di Lui nel quotidiano. Impara che l’audacia è coraggio nell’affrontare quel che si crede giusto e vero.
Nell’anno 33 il Maestro muore crocifisso, risorge, ascende al cielo e invia lo Spirito Santo. Pietro guida la Chiesa nascente e Petronilla accompagna il padre, prima ad Antiochia e poi a Roma. Petronilla è una ragazza bellissima, ama molto il Signore, è sempre sorridente, affabile ed accogliente. Dopo la morte in croce del padre, Petronilla raduna attorno a sé alcune che adempivano il culto insieme e gratuitamente davano il ricevuto dal Signore gratuitamente: Petronilla era molta nota a Roma per la sua gentilezza di tratto e bontà. Dice la storia che Un nobile romano di nome Flachius avendo sentito parlare di lei, la va a visitare, s’innamora perdutamente di lei e le chiede di essere sua sposa. Lei con saggezza risponde di non essere degna di tanto onore e gli chiede tre giorni per riflettere. Il terzo giorno Petronilla rese l’anima a Dio e fu sepolta nelle catacombe di santa Domitilla.

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