…e adesso chi lo ferma? Ormai è partito! È deciso! Gesù ha preso la ferma decisione di compiere fino in fondo il disegno del Padre: andare a Gerusalemme per morire e risorgere. E noi, come i suoi discepoli, dietro a Lui. Quasi rincorrendoLo, a volte non capendo, un po’ timorosi ma allo stesso tempo curiosi…che succederà? Cosa ci aspetta oggi? Andiamo…
Proseguiamo il nostro pellegrinaggio spirituale per le vie della Terra Santa. Oggi la Parola - la nostra guida turistica - ci porta nella stanza al piano superiore di una casa di un tale in Gerusalemme. Solitamente era la sala riservata alla cena, il pranzo principale della giornata, era più ampia e spaziosa delle altre perché era il luogo dell’ospitalità. Entriamo…
Eccoci a tavola, comodi.
Ci siamo tutti.
È sera.
Luci soffuse del lume di candela.
Atmosfera intensa.
Stiamo per consumare la Pasqua. Che poi sarà l’Ultima Cena.
Gesù spezzerà il pane – suo corpo - e verserà il vino – suo sangue. Succederanno cose importanti…
È la Cena dell’Agnello! È la Santa Cena!
Pace e mistero si intrecciano.

Mah…una domanda: Siamo a casa di CHI?
Facciamo un passo indietro.

Alla domanda: «Dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua?», Gesù risponde: «Andate in città da un tale…». Quindi questa casa è…di “un tale”.
Avviciniamoci al vero significato…

Quel tale sei tu!

In un momento di silenzio ascolta la voce di Gesù che, anche quest’anno, ti sussurra come solo Lui sa fare: «Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te». Chiede che tu metta a disposizione la tua stanza al piano superiore. Quel luogo in cui vi possono accedere solo coloro ai quali tu darai le chiavi e ai quali tu lo permetterai.
Ti sta chiedendo di entrare. È alla porta e bussa.
Sali nella parte più nobile del tuo cuore, quel luogo di te stessa riservato ai tuoi segreti, all’intimità, al godimento autentico dei sentimenti, all’autenticità di chi sei, dove ti senti libera e in pace con te stessa…Lì! In quella stanza si consumerà la Pasqua. Tu e Lui soli. Non avere paura. Non ricapita più un’occasione così…Basta solo che tu Gli apra.
Lasciati prendere per mano da Gesù, l’Amico, lo Sposo, il Bello e lentamente sali insieme a Lui le scale del tuo cuore. Gradino dopo gradino ti accorgerai che le sue parole sono balsamo per le tue ferite, sono fiducia e coraggio per le tue paure, sono sostegno per le tue fragilità. Lasciati dire chi sei. Lasciati dire la verità. Consuma questa cena con Lui, per una volta. Lasciati andare…non avere paura. E quando sarà il momento, quando finalmente sarete entrati nella stanza, potrà arrivare qualche parola più dura, che punge, che scotta! Oh, come scotta! (Mentre mangiavano, disse: «In verità io vi dico: uno di voi mi tradirà»). Non preoccuparti, non lo fa per condannarti, come fanno gli altri, ma perché, in questa cena, vuole dirti con tutto il cuore, con tutta la passione (quella Passione che solo Lui ha provato) che ti ama. Ti vuole bene. Dà tutto – tutto! – per te. Chiede solo che tu sia sincera con Lui. Non chiede che tu sia perfetta, ma che tu accolga il suo dono. Vuole solamente fare la Pasqua da te.
Sì! Questa è una cena d’amore! Nella stanza del tuo cuore. Apparecchialo al meglio e godi della presenza dell’Amico.


ESERCIZI A SCELTA PER IL MERCOLEDÌ SANTO
1. Prenditi qualche minuto di silenzio per pregare. Recati nel cenacolino…al piano superiore! Mentre Sali le scale (la porta davanti alla chiesa a piano terra) cerca di riflettere su cosa significhi che Gesù vuole fare la Pasqua da te nella stanza del tuo cuore

2. Durante il pasto (o pranzo o cena) chiediti: Come sarebbe se Gesù si auto-invitasse a mangiare con me? Sono contenta di ospitarlo? Che effetto mi fa la frase: “Farò la Pasqua da te”? D’altra parte la Pasqua è questo: un invito a cena….e mentre mangi pensa di averLo accanto!

3. Oggi può essere l’occasione buona per mettere in ordine la stanza…come si dice “pulizie di Pasqua”…perché: “I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù e prepararono la Pasqua”. Prepara! Prepara! Il tempo è vicino!

«Sarò grato in eterno a Simon Pietro per quella domanda intrigante. Non avevo in precedenza gran simpatia per lui, a causa di quella sua goffaggine da pescatore che si portava addosso e quel voler essere sempre il primo, ma fu lui, inconsapevolmente, a donarmi un’esperienza di intimità con Te, Gesù, che mi diede forza poi di seguirti “da vicino” fino ai piedi della Croce. Mentre ponevo la domanda sull’identità del traditore, e mi stendevo sul tuo petto per sussurrarti all’orecchio qualcosa e ricevere un segreto, mi fermai un attimo attratto dal suono del tuo cuore.

Oggi pellegriniamo sulle orme di Gesù ed andiamo a Betania. Ci fa da guida una donna, un’amica: Maria, sorella di Marta e di Lazzaro. Pronta? Allora entriamo in punta di piedi nella casa dei tre fratelli. È una “casa amica”, un luogo del cuore, dove Gesù si ristora da ogni fatica e prende forza per un nuovo viaggio. Già questo ci fa riflettere: la CASA… Pensiamo alla nostra, di casa, quella lontana e quella in cui -in questi giorni di emergenza- siamo rinchiusi dentro… Ringraziamo il Signore perché una casa ce l’abbiamo, ed anche una casa con luce, acqua, mobili; con tutto quello di cui abbiamo bisogno…Ma non ogni casa è Betania. Betania è la casa, dice la poesia, della fraternità e della condivisione; è la casa dove gli amici sono i benvenuti, dove ci si ascolta col cuore e dove ci si prende cura gli uni degli altri, servendoci gli uni gli altri, con tante piccole attenzioni. Allora, ancora prima di iniziare a guardare Maria, guardo la mia casa e mi chiedo: ma dove vivo io? In casa o a Betania? E come la mia casa può tramutarsi in Betania? Poi faccio silenzio in me, mi siedo comoda, mi acquieto, respiro piano, faccio una breve preghierae poi apro il Vangelo e leggo: Gv.12:1-11.

In questo Lunedì Santo, mi lascio guidare da Maria di Betania, per riflettere sulla mia vita e sul mio modo di seguire Gesù. In questo Vangelo ci vengono proposti due modelli di discepoli: Giuda, il calcolatore e Maria, la sprecona. Io a chi assomiglio? A chi vorrei assomigliare? Maria ama, dunque spreca, non calcola. Dona a Gesù ciò che ha più di prezioso…

*        Con Gesù, con Dio, sono una che si trattiene o che si butta? Mi gioco o sto a guardare?

*        Che cosa ancora trattengo? E che cosa voglio donare a Gesù, in questa Pasqua?

Il nardo è un profumo molto intenso ed infatti il Vangelo dice che tutta la casa di Betania si riempì del profumo versato da Maria…A volte anche noi rimaniamo “catturati” dal profumo di alcune persone, quando le incrociamo in corridoio, in ascensore etc… Ma c’è un altro profumo, quello spirituale… Lo Spirito Santo è il profumo di Dio… e san Paolo dice che noi cristiani siamo “profumo di Cristo” (leggi, se vuoi, 2 Cor 2, 15)… Ancora mi chiedo…

*         Quale è il mio “nardo”? quale è il profumo che emana dalla mia vita?

*         Quale situazioni vorrei poter “profumare” in questa Santa Pasqua?

 

 

Gesù viene....a casa mia! Gesù vuole preparare la Pasqua... da me! Solitamente siamo noi che andiamo da Lui, nella sua casa, la Chiesa. Invece quest'anno è Lui a venire da noi, nelle nostre case, Chiese domestiche. Il COvid-19, che tanto ha cambiato molti nostri usi e costumi, ci fa vivere una Pasqua che assomiglia a quella dei primi discepoli: una Pasqua al chiuso, una Pasqua celebrata nel Cenacolo. In questa Santa Settimana, passo dopo passo, siamo invitati a preparare la Pasqua facendo non grandi regali ma piccoli gesti, riscoprendo la gioia dello stare insieme. Siamo geograficamente distanti: impegniamoci ad essere spiritualmente uniti, vivendo quella che qualcuno ha chiamato GLOBALIZZAZIONE DELLO SPIRITO! Coraggio! Gesù bussa alla porta: apriamogli! Buona Settimana Santa!

Deserto del Sahara

In quel tempo, Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto...

Quaresima: tempo per entrare nel deserto, nel mio deserto, nel deserto del mondo.

Nel deserto manca l’acqua, casta, umile et pretiosa, fonte di vita. Il deserto è fatica e da esso esce chi persevera, chi cammina leggero e chi allena lo sguardo e l’udito. Nel deserto si combatte, perché quando fai silenzio attorno a te e dentro di te, il Nemico non è felice e cerca di distrarti: ma la lotta ti rende stabile e forte, coraggioso. Soprattutto, nel deserto, nella privazione, nel silenzio si ode la voce di Dio, si ascolta la Parola… "L'attirerò nel deserto e là parlerò al suo cuore", dice il profeta...

Nel IV secolo dopo Cristo, terminata l'epoca delle persecuzioni, tante donne e tanti uomini lasciarono tutto per recarsi nel deserto e lì servire Dio, ascoltando la sua voce e la voce dei loro contemporane, facendosi madri e padri. Madri e padri del deserto, appunto. L'11 ottobre 2012, aprendo l'Anno della fede, Papa Benedetto parlò della desertificazione spirituale del mondo di oggi, che va di pari passo con l'aumento delle terre aride nel mondo. Per lui (e per noi con lui), l'avanzare del deserto dello spirito era una sfida da raccogliere positivamente: "Nel deserto si riscopre il valore di ciò che è essenziale per vivere ... E nel deserto c’è bisogno soprattutto di "persone di fede che, con la loro stessa vita, indicano la via verso la Terra promessa e così tengono desta la speranza". 

Entriamo con coraggio ed entusiasmo nel deserto della Quaresima.. Entriamo come missionari nei deserti del nostro mondo: lì troveremo gli uomini assetat ed affamati; lì ritroveremo DIo, come nei tempi della giovinezza. Coraggio! "Ciò che abbellisce il deserto, è che nasconde un pozzo in qualche luogo" (Il Piccolo Principe, XXIV)

Domenica 8 dicembre, Roma, Basilica di Santa Maria in Trastevere, mezzogiorno. All'ombra del magnifico mosaico che racconta la vita di Maria, in uno scintillio di oro, 12 giovani donne hanno detto Sì a Dio, sui passi di Madre Antonia. Per sempre. Sr. Ibis, dall'Argentina, sr. Carmen dal Messico, sr. Carolyne, sr. Irene, sr. Lucy e sr. Winifridah dal Kenya, sr. Albina, sr. Angelina, sr. Anna, sr. Helena, sr. Jane, sr. Stella dal Tanzania. A seguito l'omelia di S.E. Mons. Vincenzo Paglia, che ha spiegato, lasciandosi guidare anche dalla bellezza dei mosaici della Basilica, la connessione tra il sì di Maria ed il sì di queste giovani donne che desiderano continuarne l'opera.

"Care sorelle e cari fratelli, soprattutto voi, che avete risposto alla chiamata del Signore e vi presentate davanti a Dio. Lasciate che vi dica l’amicizia antica che mi lega al vostro Istituto partendo proprio da questa Basilica, dove, negli anni ’70 con le suore di Ivrea e di Santa Rufina abbiamo conosciuto rinnovamenti importanti.
Questa Basilica, in qualche modo, vi aiuta a capire il mistero che stiamo vivendo anzi mi verrebbe da dire che la vostra vita spirituale deve in qualche modo accordarsi con questa Basilica che è una delle più belle di Roma. In Tanzania, Kenya ci sono chiese bellissime, ma come quella di Santa Maria in Trastevere è difficile trovarne. Quello che noi abbiamo ascoltato dalle Scritture e che, in qualche modo, oggi voi celebrate, è descritto splendidamente in questo mosaico. Milioni di persone l’hanno visto, milioni. Sono otto secoli che questo mosaico guarda ed è guardato, è la storia di una donna, è la vostra storia, è la storia di una ragazza che oggi diremmo del Kenya, della Tanzania, del Messico, dell’Argentina… lei fu chiamata, lo vediamo nel primo riquadro in basso sulla vostra sinistra, dove c’è la sua nascita, potremmo dire la festa di oggi, l’Immacolata Concezione, poi nel quadro successivo c’è il Vangelo di questo giorno, il Vangelo dell’Annunciazione dove si parla di questa ragazza e di suo Figlio che dovrà salvare il mondo e lei, piccola donna di un paese lontano, viene resa partecipe di questo sogno incredibile, il sogno stesso di Dio.
Voi non venite qui semplicemente e fare il rito di professione perpetua, voi oggi, in qualche modo venite assunte da Dio come lo fu quella ragazza per essere partecipi del suo grande disegno, che arriva fino a quel Figlio che siederà sul trono. Infatti la vicenda di Maria si snoda lungo la fascia bassa del mosaico e dopo la sua morte vediamo Gesù in trono, Re dell’universo con accanto quella stessa donna. Pietro sta fuori dal trono, tutti gli uomini nel mosaico di Trastevere, stanno fuori dal trono, insieme a Gesù c’è solo Lei, e Lui l’abbraccia, con una licenza nella rigorosità bizantina, con una licenza di affetto, Gesù stende la sua mano destra e l’abbraccia.
Ecco questo è il mistero di oggi, che voi vivete. Avete detto “Mi hai chiamato, eccomi Signore”, anche Maria disse così: “Eccomi sono la serva del Signore” ma siete state chiamate non per una vostra vita di perfezione, non per raggiungere un ideale di santità personale, siete state chiamate per poter essere, assieme al Signore, operaie, figlie che devono trasformare il mondo perché raggiunga la pienezza della fraternità e della salvezza. Noi tutti, anche chi non sceglie la vita religiosa, noi tutti cristiani, dobbiamo vivere non per noi stessi, ma per accogliere il sogno di Dio e trasformare questa nostra società triste, tristissima tante volte, che crea disuguaglianze spaventose, che lascia morire la gente, i bambini. Noi siamo chiamati a trasformare questa nostra società in una famiglia santa di Dio.
Quando la vostra Fondatrice volle iniziare erano pochissime le sue figlie, insieme camminavano per le vie del mondo comunicando il Vangelo, facendo apprendere ai bambini a leggere e scrivere, stavano accanto ai malati realizzando esattamente il sogno di Dio, come Maria. La Fondatrice e le prime sorelle hanno fatto entrare questo mosaico nella realtà della storia umana; qui è dipinto, a voi e a tutti noi è affidato, ora è messo nelle nostre mani. Permettetemi un piccolo commento al brano della Genesi dove c’è un’affermazione, che io credo sia importante comprendere, tutti noi sappiamo i problemi e il dramma del peccato originale, c’è un’affermazione che in Maria sarà piena ma in Eva è già iniziata. Dopo il peccato Dio non abbandona l’uomo e la donna, quello no, come leggiamo la cacciata dal paradiso la fa l’angelo non la fa Dio, anzi quando lei sta uscendo insieme ad Adamo Dio si preoccupa di farle un vestito perché non senta il freddo e non li maledice. Abbiamo ascoltato che Dio maledice il serpente e dice al serpente che porrà un’inimicizia radicale tra lui e la Donna e la Donna col Figlio gli schiaccerà il capo, è questo il senso della missione: lottare contro il male, lottare contro tutto ciò che degrada questo mondo, lottare contro ogni discriminazione, lottare contro ogni ingiustizia e le donne hanno in questo un compito particolarissimo. Dio non lo dice ad Adamo, lo dice riferito alla donna e alla sua stirpe, c’è un carisma proprio della donna, ci tengo a sottolinearlo, ma in genere non si dice, c’è un carisma: le donne sono chiamate a combattere il male e a dare la vita, sono chiamate a intenerire un mondo che facilmente si incrudisce, sono chiamate a proteggere i più deboli e più poveri. Quest’oggi 12 donne sono state scelte da Dio per schiacciare il capo al male che sta dilagando sul mondo.
Nella vostra professione perpetua, non siete voi che scegliete il “per sempre”, è Dio che vi sceglie perché con la sua forza condanniate il male, è Dio che oggi in modo misterioso e forte vi dona quel “per sempre” della lotta contro il male e della tenerezza per il bene che voi oggi ricevete. E noi preghiamo per voi.
Voi siete una linfa nuova per la vostra Congregazione. Oggi state nel mondo, avete accolto di essere partecipi del sogno di Dio sul mondo intero. Mentre i popoli sembrano dividersi, mentre ciascuno sembra tessere solo il quadro del proprio destino individuale o di gruppo o di etnia o di nazione, il Signore vi sceglie perché voi siate membra di un unico popolo composto da tante famiglie, da tanti popoli di tante culture, da tante lingue. Oggi il Signore vi sceglie perché possiate portare il Vangelo ovunque nel mondo con il carisma della vostra Congregazione. Non siete sole, sono con voi le vostre sorelle, tutte saranno qui sull’altare perché partecipano di questa missione straordinaria che il Signore vi affida e la Chiesa in terra gioisce perché voi accettate, come fece Maria, come disse anche ad Eva di operare con Lui, perché vinca il bene e sia sconfitto il male, perché vinca l’amore e sia sconfitto l’odio. È una realtà altissima.
Sono le ore 13.00, il mondo sta a pranzo e noi siamo qui, nessuno se ne accorge, tuttavia da questa nostra celebrazione sta per sgorgare un fiume di misericordia, quella di Dio attraverso di voi, per questo stiamo in festa, per questo vi siamo accanto , per questo preghiamo per voi, per questo oggi la Chiesa è in festa e lasciatemi dire sono in festa anche tutti quei piccoli, quei poveri, quei malati che vi attendono, voi forse non li conoscete ancora, ma vi stanno aspettando perché c’è un grido d’amore, una domanda d’amore che sale da tutte le terre del mondo e che quasi nessuno ascolta, Dio sì l’ascolta e chiede a voi di ascoltarlo insieme a Lui e di essere prossimo di tutti coloro che hanno bisogno. Il Signore oggi vi benedice con questa celebrazione e vi aiuta a portare il suo amore e la sua misericordia nel mondo.

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